I miti dell'acqua privata
In vista dei refendum del 12-13 giugno,si sta attivando le info su varie forme mediatiche,od cartacee.
Ed ecco Altraeconomia,che sfata punto per punto i miti dell'acqua privata.
Primo mito:con la legge Ronchi(166/2009) si completa la liberalizzazione del servizio idrico integrato.
Ma acquedotti,depurazione e fognature sono un "monopolio naturale",affidarne la gestione a un privato,significa privatizzare un monopolio. Perchè non può esistere concorrenza in un mercato di questo tipo. Secondo Mito:Acquedotti "pubblici" da colabrodo. Secondo MedioBanca,il peggior acquedotto italiano,se guardiamo alla dispersione idrica è quello di Roma,dove l'acquedotto è affidato ad Acea,un Spa quotata in borsa i cui principali azionisti sono il comune di Roma,francesco Gaetano Caltagirone e Suez.
Terzo mito:LA privatizzazione è un falso problema,perchè sono privati solo 7 dei 114 soggetti affidatari. Ma esse,sono quotate in Borsa:A2a,Acea,Acegas-Aps,Acque potabili,Acsm-Agam,Hera,Irem. Molte sono società miste pubblico-privato.
Quarto mito:"Con questo provvedimento si porta a compimento la riforma dei servizi pubblici di rilevanza economica,tra i quali rientra la raccolta dei rifiuti,il trasporto pubblico locale e la gestione delle risorse idriche(http://www.governo.it/). L'art.15 della legge Ronchi disciplina solo le modalità di affidamento della gestione del servizio,che "sarà soggetto a gara" e non potrà più essere effettuata in via diretta.
Quinto mito:la tariffa si abbassa con la concorrenza. In Assenza di interventi normativi,tutti gli investimenti sulla rete acquedottistica finiscono in tariffa.A tariffe più basse,si bloccano gli incentivi."Il calcolo della tariffa è poco trasparente" ha detto la Prestigiacomo,ministro dell'Ambiente,il 15 settembre 2010. Sono pochi i cittadini che sanno che con la loro bolletta coprono gli investimenti e garantiscono al gestore un tasso di remunerazione del capitale investito.
In vista dei refendum del 12-13 giugno,si sta attivando le info su varie forme mediatiche,od cartacee.
Ed ecco Altraeconomia,che sfata punto per punto i miti dell'acqua privata.
Primo mito:con la legge Ronchi(166/2009) si completa la liberalizzazione del servizio idrico integrato.
Ma acquedotti,depurazione e fognature sono un "monopolio naturale",affidarne la gestione a un privato,significa privatizzare un monopolio. Perchè non può esistere concorrenza in un mercato di questo tipo. Secondo Mito:Acquedotti "pubblici" da colabrodo. Secondo MedioBanca,il peggior acquedotto italiano,se guardiamo alla dispersione idrica è quello di Roma,dove l'acquedotto è affidato ad Acea,un Spa quotata in borsa i cui principali azionisti sono il comune di Roma,francesco Gaetano Caltagirone e Suez.
Terzo mito:LA privatizzazione è un falso problema,perchè sono privati solo 7 dei 114 soggetti affidatari. Ma esse,sono quotate in Borsa:A2a,Acea,Acegas-Aps,Acque potabili,Acsm-Agam,Hera,Irem. Molte sono società miste pubblico-privato.
Quarto mito:"Con questo provvedimento si porta a compimento la riforma dei servizi pubblici di rilevanza economica,tra i quali rientra la raccolta dei rifiuti,il trasporto pubblico locale e la gestione delle risorse idriche(http://www.governo.it/). L'art.15 della legge Ronchi disciplina solo le modalità di affidamento della gestione del servizio,che "sarà soggetto a gara" e non potrà più essere effettuata in via diretta.
Quinto mito:la tariffa si abbassa con la concorrenza. In Assenza di interventi normativi,tutti gli investimenti sulla rete acquedottistica finiscono in tariffa.A tariffe più basse,si bloccano gli incentivi."Il calcolo della tariffa è poco trasparente" ha detto la Prestigiacomo,ministro dell'Ambiente,il 15 settembre 2010. Sono pochi i cittadini che sanno che con la loro bolletta coprono gli investimenti e garantiscono al gestore un tasso di remunerazione del capitale investito.
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