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venerdì 8 aprile 2011

Lo scopo della politica

Lo scopo della politica

Quando si vede,parlare di giustizia in camera ed in senato,in questi tempi,c'è da piangere.
Si pensa,perchè sono lì,perchè li abbiamo votati.
E'intervenunto il cardinale Bagnasco sullo scopo della politica.Secondo lui,lo scopo della politica è la giustizia,un richiamo per tutti i livelli e in tutte le sue forme.
"La politica deve riconoscere a ciascuno il suo, il proprio diritto e il proprio dovere, perchè le cose devono essere sempre coniugate, in modo che una porzione della città, la città intera, le regioni, il Paese, possano sempre meglio corrispondere al desiderio di benessere". Che, aggiunge ancora Bagnasco, è un desiderio "a livello interiore, morale e spirituale", e non riguarda "l'uso delle cose".
Si parla dell'allontanamento dei cittadini verso la politica,del pdl che legifera per salvare il premier,del pd che si paralizza sull'antiberlusconismo.
Che Berlusconi abbia sconvolto la politica,con soldi,tv private,interessi,conflitti,inquisizioni,processi al rallentamento si vede.
Che la sinistra,deve avere un idea di come deve essere l'Italia,si vede.
Ci vuole una classe politica che riprende il concetto che i politici sono eletti dal popolo,per eseguire un programma elettorale,non i comodi suoi.
La costituzione e lo staff del presidente della Repubblica,sono lì a vegliare,se qualcuno vuole  cambiare l'articolo su certe libertà,deve stare attento.
LA costituzione ha dato dei limiti ai tre poteri costituzionali,e ci sarà un motivo.
Nel Discorso sulle scienze e le arti, Rousseau sostenne che le arti e le scienze non avessero apportato benefici all'umanità, in quanto non erano state prodotte per rispondere alle necessità umane, bensì generate dall'orgoglio e dalla vanità. Inoltre le arti e le scienze creavano occasioni per l'ozio e il lusso, contribuendo così alla corruzione dell'uomo. Rousseau affermava che il progresso delle conoscenze avevano reso i governi maggiormente potenti, schiacciando così le libertà individuali. Concludeva quindi che il progresso materiale minacciasse la possibilità di costruire amicizie sincere, al cui posto subentravano gelosie, paure e sospetti.

Nel successivo Discorso sull'ineguaglianza, illustrò il progresso e la degenerazione dell'umanità da un primitivo stato di natura sino alla società moderna. Rousseau suggeriva che gli uomini primordiali fossero individui isolati, diversi dagli altri animali unicamente per il possesso del libero arbitrio e per la capacità di perfezionarsi. Questi uomini primitivi erano dominati dall'impulso di autoconservazione ("amore di sé") e da una disposizione naturale alla compassione e alla pietà verso i simili. Quando l'umanità fu costretta a vivere in comunità, a causa della crescita della popolazione, subì una trasformazione psicologica, in seguito alla quale cominciò a considerare come la buona opinione degli altri fosse un valore indispensabile per il proprio benessere. Rousseau associava questa nuova forma di consapevolezza a un'età dell'oro della prosperità umana. Tuttavia, lo sviluppo dell'agricoltura e della metallurgia, e la conseguente creazione della proprietà privata e della divisione del lavoro, portarono a una crescente dipendenza reciproca degli individui e alla disuguaglianza tra gli uomini.
La conseguente condizione di conflitto tra chi aveva molto e chi poco o nulla, fece sì, secondo Rousseau, che il primo Stato fosse inventato come una forma di contratto sociale suggerito dai più ricchi e potenti. Difatti i ricchi e i potenti, tramite il contratto sociale, sancirono la proprietà privata, lo stato di fatto e quindi istituzionalizzarono la diseguaglianza come se fosse inerente alla società umana. Rousseau concepiva la propria proposta per un nuovo contratto sociale come un'alternativa a questa forma fraudolenta. Al termine del Discorso sull'ineguaglianza, Rousseau spiega come il desiderio di essere considerati dallo sguardo altrui, che si era generato durante l'età dell'oro, aveva potuto, sul lungo periodo, corrompere l'integrità e l'autenticità degli individui all'interno di una società, quella moderna, segnata dalla dipendenza reciproca, dalle gerarchie e dalle diseguaglianze.
Ok,in Italia,la giustizia non è conciata bene,ma non va bene che se un politico ha fatto qualcosa,si salva sempre in corner e non vada ai giudici per farsi processare ,come gli altri cittadini.
La legge è uguale per tutti,ma forse la realtà è diversa.









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