Lesya Ukrainka è stata una poetessa ucraina nata il 25 febbraio 1871 a Novohrad-Volyn-ski. Il suo nome originale era Larissa Petrivna Kosach. Sua madre era una poetessa, in arte Olena Pcilka . larissa portò avanti la coscienza dell'indipendenza ucraina scuotendo l'anima del suo popolo come il pittore Taras Shevchenko, fino all'indipendenza compiuta anni dopo la sua morte. Con l'armistizio di Brest Litowsk nel 1917 nacque la Malorussia, dove i confini andavano oltre l'oblast della Volina, Leopoli ed altri territori. La sua indipendenza durò fino al 1921, travolta dalla rivoluzione bolscevica. La sua lirica prende di frequente spunto dal risveglio della primavera che esprime il trionfo della vita dopo il letargo invernale. LArissa nacque in una famiglia permeato dall'amore per l'arte ed dall'impegno sociale. Nel 1880 ci fu la prima poesia Speranza ,dedicata alla zia esiliata. Nel gennaio 1881 Larissa si raffredda per il bagno in un fiume e si ammala gravemente. La tubercolosi prima prende la gamba e poi la mano sinistra. nel 1883 Larissa si sottopone a un operazione alla mano , in seguito alla quale dovette abbandonare il fortepiano. Nel 1884 sulla rivista Stella di Leopoli vennero pubblicati i versi di Lesya. Imparò il francese, il tedesco, l'inglese, l'italiano ed il greco . Nel 1893 ecco la prima raccolta poetica, Sulle ali dei canti. Nel 1899 a Berlino Lesya si sottopone ad una operazione alla gamba. Poi ecco la seconda raccolta, Pensieri e sogni. Nel 1903 esce la terza raccolta, Risuoni. Tra il 1902 ed il 1903 si sottopone a varie cure a Sanremo. Tra il 1903 ed il 1905 Lesya soggiorna nel caucaso con Klynent
Kvitka,, suo amico di giovinezza. Compone opere drammaturgiche come Sulle rovine ed Nelle catacombe. Nel 1905 manifesta con le operaie sulla prospettiva nevskij a Pietroburgo. Tra il 1906 ed 1907 organizza biblioteche, una casa editrice e vari circoli a Kiev. Nel 1907 si sposa con il suo amico di giovinezza. Nel 1909 parte per l'Egitto. Nel 1912 scrive il dramma Orgia. Nel maggio 1913, il 1 agosto muore a Surami.
Nella canzone della foresta si narra l'amore impossibile tra una ninfa dell'acqua e un giovane uomo. I suoi personaggi rimandano alla fragilità della natura umana e alla complessità dello spirito anche se provengono da mondi improbabili. Nelle sue opere denuncia l'apatia ,l'inerzia e la passività di fronte allo strapotere dell'impero. Visse anche nella città di Sanremo e morì per tubercolosi a 42 in Ucraina.
Lei usa le parole come strumenti potenti per dare forma ai nostri pensieri ed alle nostre emozioni, per comunicare con gli altri, per celebrare la bellezza, per affermare la propria identità e la propria umanità. Per lei alcune parole , cariche di violenza e potere, alimentano divisioni e conflitti. Lei si è dedicata alla traduzione di testi di Gogol, Mickiewicz, Hugo, Heine ed Byron.
l respiro del deserto
Il deserto respira.
Un soffio libero
ardente e puro, quasi fosse santo.
La sabbia dorata immobile giace
come il despota Chamsin
15 ha disposto
Il buon Fellach
lavora nel silenzio,
costruisce una casa - non la sua
dimora,ma lì e nel giardino intorno
abiterà lo sciame dei viandanti
Costruisce un'oasi in mezzo al deserto,
ma non per sé... quello già traccia
gli arabeschi sotto il tetto, che il vento
Ardente fa ondeggiare la sua veste
asciuga il sudore... ed il suo cammino
prosegue altrove... il deserto respira.
'ultimo canto di Maria Stuart
Cosa n'è di me ? Perché ancora vivere ?
come un corpo già privo del suo cuore,
un'ombra vana ammantata d'angoscia
che desidera soltanto la morte.
Nemici, non siate a tal punto odiosi
da non strappare imperiosi disegni
al cuore, poichè aumentano il tormento
,
or che la vendetta vi sazierà.
Ricordate, amici, a voi cui fui cara,
che senza buona sorte nella vita
non avrei potuto nulla di buono.
Auguratemi una prossima fine
perchè ne ho abbastanza di sventure,
così che altrove possa esser felice
Fa
(Sonetto)
Fantasia, forza dell'incantesimo,
che nel deserto il mondo hai creato
ed allo spento raggio delle stelle
sentimenti e la vita all'ombre hai dato.
Doni vita alle fredde onde marine !
Dove sei tu, fantasia, c'e gioia.
Salutandoti, chiara fantasia,
alziamo in alto la fronte orgogliosi.
Fantasia, dea dall'ali leggere,
hai scoperto per noi il mondo dei sogni
e l'hai unito alla terra col baleno.
Hai unito insieme il mondo e il mistero.
La vita sarebbe una notte eterna,
triste, se fosse di te priva l'anima.
il sepolcro di Bachéysaraj
Un sole ardente versa, come frecce nemiche,
i suoi raggi sul camposanto
Su queste pietre custodi di tombe
dove i devoti riposano in pace
Ma né fiori, né alberi né recinti,
custodiscono lo spiazzo deserto,
ma solo un sepolcro ove chi vi giace
vi seppellì per sempre anche il suo nome.
I poeti giunsero dai paesi
lontani, in cerca d'ombre dei prigioni
Ma altro è lo spettro che qui s'aggira:
No, non sono le fanciulle dell'harem,
Maria la triste, o l'ardente Zarema,
di BachRysaraj qui giace la gloria !
BacNeysaraj
Bachéysaraj sembra quasi stregata.
La luna splende in cielo coi suoi raggi
dorati, brillano mura d'argento,
la città dorme in un sogno incantato.
I minareti e gli alberi argentati
custodiscono questo paradiso
nella pace e nel sogno, tra le foglie
di vite c'è una fontana segreta.
L'aria respira una magica quiete,
sulla citta di sogno come sciame
passano pie illusioni e antichi sogni.
Con la cima esili pioppi si piegano
piano piano, e con lento mormorio
parlano delle cose di una volta...
CONTRA SPEM SPERO!
Via, pensieri, voi, nubi autunnali!
Ora è la primavera dorata!
Forse nell'amarezza, nel pianto
Passeranno gli anni giovanili?
No, voglio ridere attraverso le lacrime,
In mezzo al dolore cantare canzoni,
Senza speranze comunque sperare,
Voglio vivere! Via, pensieri tristi!
In un triste campo desolato
Seminerò fiori variopinti,
Seminerò fiori nel gelo,
Verserò su di essi lacrime amare.
E per queste lacrime cocenti si dissolverà
Quella scorza dura di ghiaccio,
Forse i fiori cresceranno - e verrà
Anche per me l'allegra primavera.
In cima a un erto monte sassoso
Trasporterò una pesante pietra
E, portando questo terribile fardello,
Canterò un'allegra canzone.
C
In una lunga notte nera, impenetrabile
Non chiuderò gli occhi per un attimo,
Cercherò la stella polare,
Chiara sovrana delle notti buie.
Sì! Riderò attraverso le lacrime,
In mezzo al dolore canterò canzoni,
Senza speranze comunque spererò,
Vivrò ! Via pensieri tristi !
2 maggio 1890
NOTTE INSONNE
Tutta notte sino all'alba non ho dormito,
Ho ascoltato come brontolava il mare,
Come sospirava un'onda segreta
E come batteva il mio cuore.
i
Stupendi miraggi della notte buia
Entravano negli occhi insonni,
E più spaventose di incubi notturni
Quelle visioni di una notte insonne.
I pensieri, come uccelli notturni,
Sono accorsi, gravi e seri,
Oh, vaghi quei pensieri tremendi,
Come le onde a mezzanotte sul mare!
Chi oserà a mezzanotte sul mare
Spingere la sua fragile navicella?
Chi si deciderà a comprendere col cuore
L'universale dolore umano?
Quello a mezzanotte navigherà sul mare,
Chi non pensa di aspettare il mattino ...
Che il mio pensiero voli libero,-
Non attenderò il mattino.
Tra l'oscurità, la tempesta procellosa
Tutta notte una barca vagherà;
Come sorgerà il sole di verità e concordia,
Allora dormirò di un sonno eterno.
La tempesta scrollerà le vele,
Sospingerà per l'oscuro mare,
Oh, se la sorte mi concedesse
Di vedere almeno l'alba mattutina!
Evpatorija, 189 1
(da "Krymski spogady" [Ricordi di Crimea])
IL CALICE ROTTO
Alle nozze tintinnano i calici,-
Che vivano bene i giovani!
Che vivano, come uccellini nel nido,
Che si amino, come piccioni!
Alle nozze qualcuno ha rotto un calice,-
La sposa si rattrista al suo posto,
Lo sposo, confuso, ha la fronte abbassata,-
Non affliggetevi, è presagio di fortuna!
Alle nozze la musica è melodiosa,
Ecco risuona veloce e allegra!
Oh, lo so, a qualcuno
Strazia il cuore sventurato! ...
E s'è spezzato per il suo dolore
I1 cuore mesto ... Lo sente forse qualcuno?
Non dirà nessuno che cosa
Presagisce il cuore spezzato?